RILEGATO CON SOVRACOPERTA
Al tempo di Marco Aurelio, un colto funzionario egiziano, Appiano di Alessandria, sentì il bisogno di scrivere per un pubblico orientale una Storia di Roma, in larga parte incentrata sulle guerre civili e soprattutto sulla carriera di Augusto. Per il periodo successivo alla morte di Cesare (15 marzo 44 a.C.) è la nostra fonte più ampia e di gran lunga più completa. La domanda capitale è: come fa questo bravo dilettante a conoscere i più riservati dettagli e le situazioni più delicate e segrete di cui talvolta il solo Augusto fu testimone?
«Questo ragazzo deve tutto al suo nome» diceva di lui Marco Antonio, che lo disprezzava, a torto sottovalutandolo. Però era vero, e Augusto ne era talmente consapevole da affrettarsi a promuovere, non appena gli fu possibile, la divinizzazione di Giulio Cesare, padre suo adottivo, come caposaldo del suo potere. Il capolavoro di Augusto è stato imporre l’immagine di sé come vero e coerente erede e continuatore dell’opera di Cesare, ormai divinizzato, mentre in realtà la trasformava, se non nel suo contrario, certo in altro. Divus Iulius e mummia di Lenin nel mausoleo sulla Piazza Rossa sono fenomeni che si richiamano l’un l’altro. Quella di Augusto è la tipica parabola del potere scaturito da una rivoluzione e approdato a una forma originale di restaurazione: ragion per cui, nel concilio degli dei immaginato dall’imperatore Giuliano, Augusto viene apostrofato come ‘camaleonte’. Questo libro recupera, attraverso fonti greche solo parzialmente esplorate, pagine cruciali dell’Autobiografia di Augusto, abilmente apologetica, scritta nel 25 a.C., quando egli aveva ormai definitivamente consolidato il suo potere monocratico, pur nella raffinata finzione di aver restaurato la repubblica. |
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Isbn : 9788858123706 - (2016)
Prezzo : € 20,00
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