L'autore ci fa conoscere, grazie ai suoi personali ricordi incisi nella mente, come si viveva a Milano e in Lombardia in tempo di guerra. Lo fa con tono familiare, utilizzando il linguaggio di un ragazzino, il Balilla di allora, senza esprimere giudizi, senza approfondire i lati politici. I ricordi si esntedono fino all'immediato dopoguerra e ci presentano un'Italia ferita, ma con tanta voglia di ricostruire.
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