BROSSURA
La comunità catara e la percezione della fede.
L’eresia ha sempre attirato l’attenzione sia in coloro che vi aderirono come in coloro che la combatterono, ma ha assunto un grande significato sociale con la comparsa del cristianesimo, specie come religione di stato (con Costantino il Grande). La storia religiosa nei secoli successivi annovera molti eresiarchi e dottrine eretiche, che invece di scomparire – solo relativamente tra il VII e il XII secolo – si presentano sulla scena europea, interessando gran parte dell’Europa meridionale, e anche l’Italia settentrionale. Sui Catari è stato scritto molto in Francia e anche in Italia, e la loro scomparsa, anche come dottrina religiosa, nei primi decenni del XIV secolo, ha acuito un interesse, quasi a carattere nazionalistico nelle terre da loro storicamente occupate. L’utopia religiosa è stata spesso correlata all’eresia, e vari utopisti (si pensi solamente a Tommaso Campanella) sono stati giudicati e condannati come eretici. È nata quindi l’idea di svolgere uno studio al contempo sociologico, storico, teologico, politico ed ideologico, effettuato anche sul campo con frequenti viaggi a Montpellier, Albi, Tolosa, Foix, ecc., e una parte prettamente sociologica è la ricerca motivazionale condotta in alcune città italiane sul concetto di eresia, di come le persone lo vivono, la loro conoscenza rispetto al passato e il loro giudizio su presunti eretici moderni (cioè scomunicati dalla Chiesa Cattolica). Lo studio si riallaccia al problema della fede la cui certezza costituisce un problema della società moderna. La nostra cultura ha bisogno di certezze, ma la complessità dell’odierna società con il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa porta nella propria coscienza a chiedersi “su questo problema sono un eretico?”. |